La Preistoria: nella Notte dei Tempi

 

 

 

 Itinerario: Grotta delle capre, Museo dell’Homo Sapiens , Promontorio del Circeo

GROTTA DELLE CAPRE

Oltre il Centro Storico la strada continua a mezza costa e scende sul versante al mare del Promontorio. Circa 300 metri prima del faro (ben visibile) si apre sulla sinistra la stradina di 880 metri che conduce ad uno spiazzo, da dove inizia un sentiero che scende verso il mare e dopo 250 metri raggiunge la Grotta delle Capre.

L’interno della grandiosa cavità evoca la cupola di una cattedrale, e le pareti laterali mostrano tutto intorno un solco di erosione marina segnato da una infinità di perforazioni lasciate da molluschi marini (litodomi) che vivevano attaccati alla roccia a pelo d’acqua.

Il solco che si trova a circa due metri dal suolo della grotta e a circa 9 metri dal livello attuale del mare, rappresenta una chiara testimonianza del mare interglaciale, Riss-Wurm (Eeumiano o Eutirreniano), che con un picco intorno a 125.000 anni orsono invadeva la cavità e quindi occupava gran parte della Pianura Pontina, isolando il Monte Circeo al centro di un grande golfo.

Più sotto un solco di epoca più recente, interstadio climatico, neotirreniano.

 

 

Grotta Guattari

 

La più celebre delle grotte del litorale è Grotta Guattari, situata alla base del Colle Morrone, estremità orientale del Monte Circeo. La sua scoperta avvenne casualmente nel 24 febbraio 1939, nel corso di lavori di estrazione di pietra che liberarono l'ingresso ostruito da una antica frana. All'interno si rinvennero resti fossili di fauna pleistocenica con prevalenza di Bue, Cervo, Cavallo, Iena.

In un antro terminale della grotta, entro un rudimentale cerchio formato con pitre, fu trovato il celebre "calvarium" (cranio senza mandibola) di Homo sapiens neanderthalensis, in ottimo stato di conservazione.

A.C.Blanc e S.Sergi, rispettivamente paletnologo ed antropologo, interpretarono due vistose mutilazioni presenti sul cranio come probabili azioni umane legate a pratiche di cerebrofagia rituale. Il reperto dovrebbe avere l'età di alcuni fossili reperiti accanto datati 51.000 più o meno 3.000 anni.

Grotta Guattari, come primitivo "santuario" dell'umanità nandertaliana, divenne un punto di riferimento altamente significativo per la Preistoria italiana.

Tuttavia nella seconda metà degli anni ottanta, autori americani proposero un'ipotesidiversa, seconda la quale l'insieme dei reperti faunistici e lo stesso cranio neandertaliano sarebbero stati introdotti nella cavità da carnivori quali la iena maculata, responsabile pure delle mutilazioni osservate. Entrambe le ipotesi necessitano di ulteriori verifiche.

L’indagine tafonomica ha rilevato 649 resti (compresi i due di neanderthal)

La scoperta della cavità avvenne per caso nel 1939 mentre il proprietario dell’albergo, Alessandro Guattari, facendo rimuovere terra e detriti dalla base del Monte Circeo mise in luce il cunicolo di accesso che in tempi remoti era stato ostruito da una frana.

Il suolo della grotta era cosparso di pietrame e numerose ossa fossili di animali, sulle quali col tempo si erano formate concrezioni calcaree coralliformi.

La scoperta più sensazionale fu fatta nell’ultimo antro della caverna dove, entro una formazione di pietre disposte in cerchio, giaceva un cranio umano fossile molto ben conservato, le cui caratteristiche riconducevano a Homo sapiens neanderthalensis (sottospecie di Homo Sapiens) estintosi intorno a 30.000 anni orsono.

La superficie su cui giaceva il reperto neandertaliano è stata datata 51.000 (+/- 3.000) anni da oggi.

 

 

IL RIPARO BLANC (Promontorio del Circeo)

Dal faro proseguendo per alcuni chilometri la strada in parte non asfaltata si raggiunge il sentiero che conduce al Riparo Blanc.

Il "Riparo" (un aggetto roccioso sui 45° adatto a "riparare" parzialmente le genti preistoriche) si affaccia a circa 20 m. di quota sull’ampio anfiteatro naturale della Cala della Cava di Alabastro.

Alla sua base presenta un giacimento preistorico con industria litica, resti fossili di animali e migliaia di gusci di molluschi marini.

Analisi al Carbonio 14 hanno datato il giacimento 8.565 anni dal presente, quando la zona era abitata da genti oloceniche la cui esistenza era basata sulla caccia e la raccolta di "frutti di mare", che venivano staccati dagli scogli con i singolari strumenti litici rinvenuti nel giacimento.

Le ere geologiche 


 

 

Era 

Periodo 

Epoca 

Cronologia (circa) in milioni di anni 

neozoico o quaternario 

oleocene 

0.01-oggi 

pleistocene 

2-0.01 

cenozoico o terziario 

neogene 

pilocene 

5-2 

miocene 

10-5 

paleogene 

oligocene 

35-10 

eocene 

50-35 

paleocene 

65-50 

mesozoico o secondario 

cretaceo 

110-65

giurassico

malm

140-110

dogger

lias

triassico

240-140

paleozoico o primario

permiano

280-240

carbonifero

360-280

devoniano

400-360

siluriano

418-400

ordoviciano

510-418

cambriano

540-510

archeozoico o precambriano

archeano

4600-540

 

 

 

 

 

La Paletnologia 

 

La Paletnologia è la scienza che studia la cultura materiale dell'uomo preistorico. E' stato visto come con Homo habilis si abbiano le prime testimonianze sicure di cultura materiale, pietre con un minimo di lavorazione che aveva la funzione di rendere almeno un lato di queste tagliente o abrasivo. Le varie specie di Homo che si sono susseguite hanno portato anche un susseguirsi e una sovrapposizione delle varie tecniche di lavorazione della pietra dette "industrie" che assumono un nome proprio a seconda della tipologia. L'intero arco di tempo in cui la pietra viene lavorata si chiama Paleolitico (età della pietra appunto), ed è il periodo più antico della storia culturale dell'umanità: viene suddiviso convenzionalmente in fasi successive, anche correlate ad eventi di carattere geologico, paleontologico, climatico ed a ognuna di queste corrispondono come detto, determinate caratteristiche dei manufatti litici. Precisiamo che per una più completa e dettagliata descrizione delle tecniche e periodi paleolitici si dovrà consultare siti o testi più specializzati; questa sezione rappresenta solo un accenno che comunque non può mancare in un contesto paleoantropologico.

 

 

Paleolitico Inferiore



INDUSTRIA OLDOWAIANA

L’ industria OLDOWAIANA compare per la prima volta nella gola di Olduwai in Tanzania, nella valle dell’ Omo, di Gona entrambe in Etiopia, ed è databile a circa 2,4 milioni anni fa. Probabilmente è la conclusione di un periodo in cui l’ uso dello strumento era stato di natura opportunistica: persino gli scimpanzè utilizzano la roccia, i rami, le foglie come strumenti. L' innovazione chiave è la tecnica di scheggiatura della pietra per cercare di ottenere un ciottolo tagliente o quantomeno abrasivo. La maggior parte degli strumenti di Oldowai sono stati fatti con un singolo colpo di una roccia contro l’altra (Choppers) o un colpo per parte (Chooping Tools). Il tipo di pietra poteva essere basalto, quarzo, selce e ciò indica che gli ominidi erano già informati dei tipi della roccia e delle loro caratteristiche; i ciottoli così ottenuti vennero usati soprattutto come taglierine, probabilmente per smembrare le carcasse, per mettere a nudo le piante dure, per le ossa in modo da cibarsi del midollo. Tutti questi strumenti sono associati a resti di Homo habilis o rudolfensis.

INDUSTRIA ACHEULIANA

 

L’ industria ACHEULIANA compare intorno ad 1,5 milioni di anni fa nell’ Africa centro-orientale, ed è legata ad Homo ergaster ed erectus. I reperti litici più comuni sono dette amigdale: bifacciali lavorati da entrambi i lati e raffinati ai bordi; come materiale venivano usati quarzite, lava vetrosa, selce. Fare uno strumento acheuliano richiede sia resistenza che abilità, il loro uso probabilmente era quello di essere scagliate (cosiddette ascie a mano) o usate per macellare animali. Nel giro di 500.000 anni i metodi di acheuliani sono penetrati in Europa dove sono continuati fino a circa 200.000 anni fa: gli strumenti mostrano una regolarità del disegno che dura per milioni di anni provando così, una chiara trasmissione culturale.

 

Paleolitico Medio

 

INDUSTRIA MUSTERIANA

 

L’industria MUSTERIANA è comparsa intorno ai 200.000 anni fa ed è persistita fino ai 40.000 circa in molte regioni d’ Europa, del Medio Oriente e dell' Africa. Associate con Homo neanderthalensis e i primi Homo sapiens, le tecniche musteriane hanno coinvolto una modellatura preliminare ed attenta del nucleo di pietra su cui poi doveva staccarsi la lama: il processo era standardizzato da fasi esplicite (pietra di base, nucleo, spazio in bianco approssimativo, strumento finale raffinato). Un obiettivo costante era aumentare la zona di taglio benché questo rendesse il processo più laborioso: i bordi degli strumenti potevano essere rimodellati o affilati in modo che durassero più a lungo. Le forme degli strumenti nell' industria visualizzano una vasta gamma di figure specializzate: utensili per il taglio, seghettati, denticolati e lamierine; compaiono raschietti per la lavorazione della pelle, per i vestiti, punte in pietra utilizzate insieme ad un manico di bastone come una sorta di lancia .

 

Paleolitico Superiore

 

Il PALEOLITICO SUPERIORE (da 40.000 a 12.000 anni fa), sembra iniziare indipendentemente sia in Asia che in Africa anche se qui compare fin da 90.000 anni fa: si assiste ad una proliferazione nelle forme dello strumento, nei materiali usati e nella complessità delle tecniche di lavorazione. In questi anni si differenziano rapidamente stili regionali distinti, alcuni di comparsi in sequenza, altri coincidenti ma sempre riconoscibili e derivati da variazioni stilistiche che riflettono l' adattamento degli strumenti e dei materiali ai requisiti di caccia, ecologici e delle economie sociali del territorio.

L’ Aurignaziano (40.000 - 28.000 anni fa) è associato sia ai primi sapiens sia ai neanderthal in Europa: fanno parte di questo periodo i grattatoi detti "carenati" e le lame con margine concavo. Il Castelperroniano (40.000 - 34.000 anni fa) è una variante dell’ aurignaziano principalmente connesso con gli ultimi neanderthal caratterizzato da punte foliate. Dopo l’estinzione di questi, con il Gravettiano (28.000 - 22.000 anni fa) si hanno lamine smussate e sostenute da ossa o legno. Dello stesso periodo sono le statuette rituali dette “Veneri”. Il Solutreano (22.000 - 19.000 anni fa) ha introdotto disegni molto eleganti e raffinati (ad esempio le lame dette a “foglia di lauro”) che hanno una elevata perfezione; si adotta anche una tecnica innovativa che consiste nel riscaldamento e improvviso raffreddamento delle pietre silicee per poterle lavorare con un elevato controllo. Il Magdaleniano (18.000 - 12.000 anni fa) ha visto l' aumento dell’ uso di piccole frecce montate su arpioni e lance, compare inoltre la rappresentazione simbolica in caverna. Si raggiunge un perfezionamento in vestiti, ripari, utensili, ornamento, medicina, nutrizione nelle pratiche rituali e quasi certamente ciò ha prodotto gerarchie sociali basate sulle abilità di scheggiatura e sul possesso di manufatti.

L’ enorme evoluzione culturale ha comportato il miglioramento delle condizioni di vita e l’espansione dell’uomo su tutti i continenti generando però l’estinzione di molte specie della megafauna che subirono tecniche di caccia sempre più raffinate da parte di un crescente numero di uomini: proprio le sopraggiunte carenze alimentari favoriranno la nascita dell’agricoltura aprendo le porte al Neolitico.

 

 

 

La fauna europea del Quaternario

 

Abbiamo visto che il periodo geologico durante il quale l'uomo si evolve si chiama Quaternario, inoltre è stato possibile seguire la progressione delle tecniche utilizzate dai nostri antenati per produrre gli strumenti litici, gran parte di questi per uso venatorio. Occorre quindi conoscere quali erano le prede con cui i cacciatori avevano a che fare, fondamentali oltretutto per determinare il paleoclima, conosciute anche in questo caso tramite i loro fossili.

 

La maggior parte della fauna quaternaria si è evoluta per due milioni di anni fino a raggiungere le forme attuali in stretto rapporto con il paleoclima e di conseguenza con la loro capacità di adattamento. Il Quaternario, suddiviso in Pleistocene e Olocene, è considerato l'era delle grandi glaciazioni. Le espansioni glaciali (vedi Ere geologiche) considerate sono quattro anche se, in realtà, sono noti almeno sei momenti di raffreddamento climatico: Biber, Donau, Günz, Mindel, Riss, Würm. Biber e Donau sono antecedenti al Quaternario e starebbero chiaramente ad indicare che verso la fine del Terziario il clima si andò raffreddando, è comunque a causa di quest'ultime e delle loro oscillazioni, che si verificò nel corso del tempo una alternanza di periodi caldi-umidi e periodi freddi-aridi, che portò all'instaurarsi di flora e fauna a clima freddo, caldo o temperato.

 

LA FAUNA MARINA

 

Durante il Pleistocene, ma già dalla fine del Pliocene, scompaiono dal Mediterraneo molti molluschi marini a carattere tropicale, per esempio Neopycnodonte, Strombus, Terebra, Conidae, Turridae, Sinodia, si assiste invece all'affermarsi di esemplari tipici di acque più fredde, estinti o attualmente viventi nei mari freddi del Nord: Pseudamussium septemradiatum, Arctica islandica, Venerupis rhomboides, Mya truncata, Buccinum undatum, Buccinum humphreysianum, Chlamys islandica, Modiolus modiolus, Pecten maximus.

 

LA FAUNA TERRESTRE

 

Agli albori del Quaternario in tutta Europa regna ancora un clima caldo-umido che determina lo sviluppo di foreste rigogliose, nelle quali le conifere si alternano a caducifoglie ed a specie attualmente limitate alle regioni calde dell'America del sud o del sud-est asiatico. Questi ricchi boschi sono abitati da una fauna varia e numerosa: elefante meridionale, mastodonte, rinoceronte, daino, cervo, orso, castoro gigante mentre gli spazi più aperti sono percorsi da cavalli, bisonti e roditori. Il rinnovamento della fauna terrestre diverrà più evidente nel corso del Pleistocene inferiore fino al definitivo rinnovamento nel Pleistocene medio; infatti la prima ondata di freddo provoca la regressione dei livelli marini ed il degrado delle foreste che vengono in parte sostituite da steppe e tundre. Alcuni animali si adattano, ma numerose specie soccombono e vengono rimpiazzate da altre tipiche dei climi rigidi. In tutto il litorale mediterraneo però, non si verifica un forte irrigidimento del clima, data la posizione lontana del fronte glaciale; persistono quindi ancora faune a clima caldo e compaiono nello stesso tempo anche altre specie che segnano il graduale cambiamento climatico. Nel Pleistocene inferiore sono presenti Elephas meridionalis, Dicerorhinus etruscus, Equus stenonis, Equus stehlini, Dama nestii, Hippopotamus major, Leptobos etruscus, Mimomys savini; scompaiono i mastodonti, i tapiri e gli equidi del genere Hipporion. L'ippopotamo europeo è stato per lungo tempo considerato l'elemento principale della fauna calda degli interglaciali, infatti questo animale presenta notevoli capacità di adattamento. Alcuni studi, basati sulle analisi polliniche dei sedimenti contenenti resti di ippopotamo e sulle associazioni faunistiche dei depositi, hanno rilevato che questo animale non è sempre vissuto in climi particolarmente caldi. Probabilmente il fattore ecologico limite sarebbe stato la temperatura di congelamento dei grandi corsi d'acqua. L'ippopotamo, vista l'assoluta necessità di vivere in vicinanza di acque perenni, poiché la sua pelle se non bagnata periodicamente si coprirebbe di piaghe irreversibili, è da ritenere in relazione con un paleoambiente umido dovuto alla circolazionedi corsi d'acqua permanenti, o alla presenza di laghi o paludi. I micromammiferi, ed i roditori in particolare, hanno un modo di vita strettamente legato a precise condizioni climatiche, le cui variazioni provocano immediatamente delle migrazioni. Il loro grado d'evoluzione particolarmente elevato fa sì che ciascun individuo all'interno di un genere sia un buon marcatore, sia cronologico che climatico. Circa 700.000 anni fa si avvia una fase di miglioramento climatico che dura diverse decine di migliaia di anni e consente il ripristino delle foreste decimate dai primi grandi freddi. Di seguito però si verifica una nuova fase glaciale, il Mindel. I ghiacciai dell'Europa settentrionale raggiungono la Germania, aumenta l'estensione dei ghiacciai alpini. Il Pleistocene medio è caratterizzato dalla diffusione dei microtini di ambiente steppico e vede l'affermarsi di numerosi carnivori, come la iena (Crocuta crocuta), l'orso (Ursus deningeri), la pantera (Panthera toscana). Inoltre compaiono l'uro (Bos primigenius), il bisonte (Bison schoetensacki), il rinoceronte (Dicerorhinus Hemitoechus), i proboscidati (Mammuthus armeniacus, Elephas trogontheri, Elephas antiquus), il cinghiale (Sus scrofa), il capriolo (Capreolus capreolus), il daino (Dama clactoniana), i megaceri (Megaceros verticornis, Megaceros savini, Megaceros solilhacus). Tra i micromammiferi dominano i Microtus, con la presenza di Microtus nivalis e apodemus, indicanti un clima più rigido e fresco dell'attuale. La parte terminale del Pleistocene medio è caratterizzata dall'oscillazione climatica del Riss. In questo periodo si estinguono le specie villafranchiane e numerose specie del Pleistocene medio ed inferiore come i megaceri (Megaceros verticornis, Megaceros savini, Megaceros solilhacus), l'orso (Ursus deningeri) e il daino (Dama clactoniana). È in questo periodo che compaiono il camoscio (Rupicapra rupicapra), lo stambecco (Capra ibex), il lupo (Canis lupus), il cavallo (Equus caballus), l'orso delle caverne (Ursus spelaeus) e la volpe (Vulpes vulpes). Inquadrabili nel Pleistocene superiore sono Elephas antiquus, Mammuthus primigenius, Bison priscus, Bos primigenius, Cervus elaphus, Megaceros giganteus. Verso la fine del Pleistocene si ha un notevole miglioramento climatico che provoca la fusione della calotta glaciale nord-europea e la risalita del fronte glaciale alpino, miglioramento che rappresenta la transizione Riss-Würm. La vegetazione arborea riprende il sopravvento sulla steppa e la fauna termofila popola le zone che fino ad allora erano occupate dai ghiacci. In questo periodo il clima subisce un ulteriore irrigidimento a causa di nuove fluttuazioni: si passa da un iniziale fase freddo-umida ad una freddo-secca; è l'ultima grande glaciazione, forse la più intensa. Nuovi mammiferi adattati al freddo, come mammùt, renne, antilopi saïga, bue muschiato e rinoceronti lanosi, colonizzano le steppe mentre i camosci e gli stambecchi popolano i paesaggi rocciosi. Un aspetto caratteristico delle mammalofaune quaternarie che popolavano le isole mediterranee è dato dal fatto che in esse sono rappresentate faune di dimensioni ridotte rispetto a quelle delle specie continentali dalle quali sembrano derivare. Il grado di riduzione corporea non è uguale in tutti i gruppi, ma è in relazione all'intensità dei fattori induttivi di tale processo e alla capacità di adattamento dell'animale. In alcuni casi si sono verificate vere e proprie forme di nanismo. Alla fine del Pleistocene e inizio dell'Olocene le specie faunistiche arcaiche ormai si sono già estinte definitivamente e molte forme presentano caratteri evoluti; è proprio col finire del Würm che la fauna assumerà la morfologia tipica attuale.

 

 

Espansione cranica

 

 

 

Homo neanderthalensis

 

HOMO NEANDERTHALENSIS, vissuto da circa 250.000 a 30.000 anni fa, è l' ultima specie ha divergere dalla linea umana prima dell' emersione degli esseri Homo moderni e l'ultima specie di ominide ad andare estinto. Il neanderthal ha dimorato principalmente nei climi freddi con proporzioni del corpo adattatate alle basse temperature: arti corti e molto robusti, altezza 1,6 m e 84 Kg per i maschi, 1,5 m e 80 Kg per la femmine. La capienza del cervello era un po’ più grande degli esseri umani moderni (1450cc in media, ma grande anche 1800cc o più), cultura materiale avanzata: tantissimi strumenti ed armi sono stati trovati in luoghi abitati da neanderthal, tutti appartenenti all' industria detta Musteriana. Con esso si anno anche le prime forme di seppellimento dei defunti corredati da fiori, cibo, armi, indicanti una presa di coscienza del concetto misterioso di morte e di vita post-mortem. Neanderthal presenta una mascella sporgente, mento debole e una fronte sfuggente: il naso poco sporto è una caratteristica da clima freddo, la cassa del cervello è più lunga e più bassa di quella degli esseri umani moderni con un profondo rigonfiamento nella parte posteriore del cranio, le ossa sono spesse e pesanti con segni di potenti collegamenti muscolari. Alcuni esperti sostengono che gli esseri umani moderni e neanderthals hanno condiviso, (anche forse incrociandosi ma in questo caso non possiamo considerarle specie diverse) l’habitat fino a circa 30.000 anni fa: l' ultimo studio genetico suggerisce comunque che gli antenati di neanderthal e degli esseri umani moderni si sono separati evolutivamente circa 500.000 anni fa. È più probabile che neanderthals si è evoluto indipendentemente, come discendente o conservatore di heidelbergensis, senza scambio culturale o genetico significativo con i sapiens. L’ estinzione dei neanderthals coincide nella maggior parte delle regioni geografiche, con l' arrivo degli esseri umani anatomicamente moderni (Homo sapiens detto Cro Magnon) probabilmente dovuta ad una concorrenza alimentare che ha favorito quest’ultimi più culturalmente più avanzati, od alla trasmissione di malattie sconosciute ai neanderthal. Anche l’avvenuto aumento di temperatura registrato in quel periodo con il ritiro degli ultimi ghiacciai può aver sfavorito chi si era così tanto specializzato per il freddo.

 

 

Homo sapiens

 

HOMO SAPIENS sembra comparire intorno ai 200.000 anni fa, molto probabilmente in Kenya o Tanzania. La faccia è ristretta rispetto al cervello, che va nell' adulto, da 1040 cc a 1595 cc. La fronte è aumenta acutamente, le arcate sovraorbitarie sono molto piccole o assenti ed il mento è prominente, la riduzione estrema del formato della mandibola ha ridotto la dentizione: lo scheletro è molto gracile e le ossa sono più chiare, più lisce, senza alcuna perdita nella dimensione corporea. In media i maschi potevano raggiungere 1,7 - 1,8 m e pesare 65 Kg; le femmine 1,5 - 1,6 m per 54 Kg. Confrontato al cranio di neanderthal, gli esseri umani moderni (indicati in Cro-Magnon) sembrano quasi infantili: si ha una sorta di “ritardo” dello sviluppo che conduce alla forma adulta, ciò richiede un periodo più lungo di dipendenza dai genitori, quindi, a sua volta, si solleva l' importanza della socializzazione del bambino e della trasmissione culturale. Dalle loro origini, gli esseri umani moderni dall' Africa, orientale entrano in Medio Oriente, Europa, Asia del sud ed infine in ogni regione del mondo. Circa 40.000 anni fa, in seguito all'apparizione della cultura di Cro-Magnon, si ha un perfezionamento nella lavorazione della pietra che raggiunge il suo culmine nel Paleolitico Superiore, vengono realizzate le pitture parietali sulle grotte, le prime forme di addomesticazione: un bagaglio culturale sbalorditivo. L'origine dell'uomo moderno è un argomento particolarmente dibattuto sopratutto da due opposti schieramenti di specialisti: quelli che teorizzano una " Origine Africana Recente" e quelli che sostengono una "Evoluzione Multiregionale". La prima sostiene la comparsa dei sapiens in Africa fra i 200.000 e 150.000 come una nuova specie che si sarebbe poi dispersa su tutto il mondo sostituendo le popolazioni esistenti, la seconda considera che ciascuna delle popolazioni attuali sia discesa dalla rispettiva popolazione arcaica di quella stessa regione, a partire da Homo erectus, evolutasi in parallelo con le altre grazie ad incroci. Altre ipotesi sono state avanzate per cercare di far chiarezza su questo tema, molte delle quali sono una via di mezzo tra le due descritte prima, ma è ancora presto per mettere la parola fine in questa diatriba anche se recenti studi di antropologia molecolare sembrano dar torto all'ipotesi multiregionale

 

 

Metodi di datazione

E' oggi impensabile studiare l'evoluzione senza poter collocare i "pezzi" ritrovati in modo logico basandosi solo su deduzioni morfologiche. Un'intera disciplina, la geocronologia, studia i metodi per poter datare, non solo i reperti fossili ma anche i terreni e quant'altro possa darci informazioni utili in modo da collocare un certo evento od una certa cosa nel periodo appropiato. Generalmente si usa specificare tra metodi relativi, che misurano l'età di fossili o terreni in base all'età di altri fossili a loro vicini o altri sedimenti e metodi assoluti, che presentano varie possibilità di datazione.

 

Esempi di METODI RELATIVI

 

-metodo delle varve: pacchi di strati molto sottili che si ripetono in maniera monotona e che rappresentano depositi a ritmo annuale. Utili nello studio della ritirata dei ghiacci che accumulavano impurità: il materiale più pesante si deposita prima di quello leggero.

 

-dendrocronologia: studio delle cerchie dell'albero che variano di larghezza a seconda della temperatura e dell'umidità.

 

Esempi di METODI ASSOLUTI

 

-fluoro: le ossa ed i denti sono costituiti per la maggior parte di calcio sotto forma cristallina chiamata idrossiapatite formata da ioni fluoro, calcio ed OH combinati. Questa presenta affinità con i fluoruri delle acque ed infatti quando gli ioni disciolti vengono in contatto con le ossa sono captati e fissati: il fluoro rimpiazza i gruppi OH e forma la fluoroapatite. La porzione di fluoro aumenta progressivamente nel tempo, ma quanto più fluoro sostituisce OH, tanto più la sostituzione diviene lenta. Misurando il rapporto Fluoro/ Fosforo è possibile datare i resti.

 

-radioattività: caratteristica degli elementi chimici di trasformarsi (decadere) in altri componenti emettendo protoni o neutroni secondo un tempo costante e unico per ogni elemento; sapendo quanto isotopo è contenuto nel campione ed il tempo necessario affinché questo si dimezzi in quantità è possibile stabilire l'età di formazione del fossile. I composti più usati sono: K 40 che si trasforma in Ar 40 (datazione di rocce vulcaniche); C14 --> N14 (datazioni fino a 40000 anni, legno, conchiglie); U238, U235, Th232 che si trasformano in componebti del Pb ( carbonati di conchiglie, stalattiti...)

 

-paleomagnetismo: si datano rocce sedimentarie basandosi sull'orientamento magnetico dei cristalli che si dispongono nella direzione del campo magnetico terrestre al momento della loro formazione. La polarità dell magnitudo terrestre varia e conoscendo il periodo dei cambiamenti si può sapere il tempo di formazione del terreno.

 

-termoluminescenza: normalmente gli elettroni vengono inglobati dentro i cristalli irradiati da particelle radioattive e riscaldando questi composti, si liberano gli elettroni insieme a luce in una quantità proporzionale al loro numero. Sapendo l'aumento di numero nel tempo degli elettroni e la luce emessa, si calcola il tempo trascorso dall'ultima volta il cui la sostanza è stata irradiata.

 

-racemizzazione degli aminoacidi: questi composti si trasfomano dalla forma levogira L, alla forma destrogira D dopo la morte di un essere vivente. Conoscendo la velocità di questo cambiamento, che è diversa da un aminoacido all'altro, ed il rapporto D/L nel reperto, si può calcolare il tempo trascorso dal decesso.

 

 


IL MITO DI DAFNE

 

Dafne, figlia di Gea e del fiume Peneo (o secondo altri del fiume Lacone), era una giovane e deliziosa ninfa che viveva serena passando il suo tempo a deliziarsi della quiete dei boschi e del piacere della caccia quando la sua vita fu stravolta dal capriccio di due divinità: Apollo ed Eros.

Racconta la leggenda che Apollo, fiero di avere ucciso il mostruoso serpente Pitone, incontrato Eros mentre era intendo a forgiare un nuovo arco, si burlò di lui e del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni degne di gloria.

Il dio dell’amore, profondamente ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta: prese due frecce, una ben acuminata e dorata, destinata a far nascere la passione, che scagliò con violenza nel cuore di Apollo ed un’altra, spuntata e di piombo, destinata a respingere l'amore, che lanciò nel cuore di Dafne.

Da quel giorno Apollo iniziò a vagare disperatamente per i boschi alla ricerca della ninfa, fino a quando non riuscì a trovarla. Alla sua vista Dafne, scappò impaurita e a nulla valsero le suppliche del dio che gridava il suo amore e le sue origini divine per cercare di impressionare la giovane fanciulla. Dafne, terrorizzata, scappava tra i boschi.. Accortasi però che la sua corsa era vana, in quanto Apollo la stava per raggiungere, invocò la madre Gea, pregandola di mutare il suo aspetto perchè tanto dolore e paura le stava procurando.

La madre Gea, ascoltò la sua preghiera e così inziò a rallentare la corsa della figlia fino a fermarla e contemporaneamente a trasformare il suo corpo: i suoi capelli si mutarono in fronde leggere; le sue braccia si levarono alte verso il cielo diventando flessibili rami; il suo corpo aggraziato si ricoprì di corteccia; i suoi delicati piedi si tramutarono in robuste radici ed il suo volto, rigato di lacrime, svaniva nella cima dell’albero. Dafne si era trasformata in un leggiadro e forte albero che prese il nome di LAURO (dal greco dafne = lauro).

Racconta G.B. Marino nel poemetto dedicato alla ninfa:
"Non disse più, però ch'alfin s'accorse
esser cangiata in trionfal alloro
colei, che 'n volto umano tanto gli piacque,
e vide mezzo ancor tra bionda e verde
l'oro del crespo crin moversi a l'aura,
e sentì nel toccar l'amto legno
sotto la viva e tenerella buccia
tremar le vene e palpitar le fibre.
Colà fermossi e con sospiri e pianti
Tra le braccia le strinse, e mille e mille
vani le porse, e 'ntempestivi baci.
Indi de' sacri ed onorati fregi
del novello arboscel cinta la fronte,
coronatane ancor l'aurea cetra,
de l'avorio fecondo in atto mesto
sospeso il peso a l'omero chimato
e col dolce arco della destra mosso
tutte scorrendo le loquaci fila,
cantò l'historia dolorosa e trista
de' suoi lugubri e sventurati amori"

La trasformazione era avvenuta sotto gli occhi di Apollo che disperato, abbracciava il tronco nella speranza di riuscire a ritrovare la dolce Dafne. Alla fine il dio, considerati inutili i suoi tentativi, proclamò a gran voce che la pianta dell'alloro sarebbe stata sacra al suo culto e segno di gloria da porsi sul capo dei vincitori.

Così ancor oggi, in ricordo di Dafne, si è solito proclamare i migliori fra gli uomini, quelli capaci d'imprese esaltanti, con il capo cinto da una corona d’alloro.

Narra Ovidio:
"Quando i restanti canti orneranno i solenni trionfi
e lunghe pompe vedrà il Campidoglio,
sarai sul capo dei condottieri romani:
sarai fedele custode davanti alle porte imperiali
e la quercia mirerà ch'è nel mezzo"