Abbazia di Fossanova
L'Abbazia situata alle pendici dei Monti Ausoni si eleva imponente di fronte la pianura pontina. Fondata dai Monaci Cistercensi, su preesistenti edifici, nel XII sec., rappresenta il primo esempio di arte gotico-cistercense in Italia. Visita alla chiesa, di insuperabile bellezza, al chiostro, centro geometrico e spirituale della vita monastica, alla Sala Capitolare, a doppia volta a crociera, al caratteristico Refettorio, nonché agli edifici distaccati come l'imponente Infermeria e la Foresteria dove nel 1274 morì il "Doctor Angelicus" S. Tommaso d'Aquino.
L'Abbazia di Fossanova ed il Borgo medioevale cresciuto intorno a questa è ubicata nel Comune di Priverno in provincia di Latina, lungo la dorsale meridionale dei Monti Lepini, ai margini di un asse viario pedemontano di primaria importanza storico-topografica, che collega naturalmente tutti i centri collinari di antica tradizione che si affacciano sull'agro pontino: Cori, Norma, Sermoneta, Sezze, Priverno e Terracina. Un asse che si trova in posizione ottimale rispetto alle grandi arterie di traffico regionale che collegano Roma con la costa tirrenica e con le zone montane lepino-ausone (via Pontina, via Appia, via Mediana) e con l'altrettanto importante asse a valenza regionale che è la SS 156 che rappresenta uno dei cardini della comunicazione fra le province di Frosinone e di Latina.
Nonostante l'impervietà del contesto ambientale all'interno del territorio privernate, questa area veniva quindi, per la sua posizione privilegiata rispetto a queste importanti vie di comunicazione, a costituire un punto strategico di notevole interesse per la pianura pontina fin dai tempi dell'antica Roma.
Il complesso Abbaziale, infatti, insiste sui resti di un insediamento di epoca romana: sono state individuate sotto il chiostro, e di recente rilevate durante le ultime opere di scavo collegate al restauro del Refettorio, delle strutture appartenenti ad una villa patrizia risalente alla prima età imperiale (I sec. d.C.). Inoltre nell'area antistante l'ingresso principale della Chiesa si possono osservare i resti di un impianto termale probabilmente pertinenti alla villa o comunque all'insediamento romano, ma chiaramente di epoca successiva: la già descritta posizione strategica del luogo e le condizioni ambientali favorevoli, laddove il Fiume Amaseno corre tranquillo, avendo lasciato alle spalle il montuoso territorio privernate, tanto da consentirne la navigazione, favorirono infatti la crescita dell'insediamento di epoca romana. Su di questo, sfruttandone ovviamente le presistenze, si colloca e si sviluppa l'insediamento di epoca romanica.
Fondata, secondo le regole dettate da San Benedetto, dai monaci del suo ordine, la fabbrica fu in seguito ampliata dai cistercensi, che nell'anno 1135 furono inviati in numero di dodici monaci ed un abate dalla casa madre di Clairvaux (Clara Vallis): fu in questa occasione che, per risanare la palude, fu scavato il "fosso novo" da cui il nome del monastero.
Insieme alla costruzione della Chiesa e del complesso abbaziale si è avuta a partire dal secolo XIII una organizzazione delle strutture di servizio, gerarchicamente distribuite, che ha portato alla definizione di un insediamento monastico-rurale di impianto particolarmente peculiare che si è conservato con minime trasformazioni fino ai nostri tempi: un piccolo borgo agricolo cintato, completamente autosufficiente, dominato dalla grandiosa mole della Chiesa Abbaziale, dotato di tutte le fabbriche e le costruzioni necessarie ad una vita dedicata sì alla preghiera e all'assistenza dei pellegrini, ma anche alla produzione, alla trasformazione ed alla conservazione dei prodotti del territorio circostante. Nel borgo si hanno così, unitamente alle strutture abitative, delle costruzioni per la lavorazione e l'immagazzinaggio dei prodotti o con funzioni che si sono andate perdendo nel tempo che spesso sono di notevole qualità architettonica ma in pessimo stato di conservazione e spesso di difficile utilizzazione a causa della loro ingentissima cubatura: alcune sono attualmente destinate ad uso abitativo, altre collegate all'attività turistica (bar, ristorante), altre a modeste attività di servizio, una, l'ex infermeria, è stata recuperata ed è oggetto di una interessante e qualificata stagione musicale estiva, un'altra, l'ex granaio, è destinata a funzione museale e molte sono invece sfortunatamente prive di destinazione e parzialmente abbandonate, con inevitabile, veloce degrado.
Diretta figlia quindi della casa madre, l'Abbazia, venne completata secondo lo schema planimetrico sempre uguale che applicava questo ordine monastico alla costruzione dei complessi abbaziali: intorno al nucleo primario che è individuato dal primo gesto di fondazione che è la consacrazione dell'altare, si costruisce la Chiesa, poi la costruzione si amplia con una serie di fabbriche successive.
Il primo nucleo abitativo-funzionale era quello subito a destra del transetto dove attualmente è la Sala Capitolare, che oggi ci appare secondo un più tardo rifacimento: al piano superiore successivamente si costruisce il Dormitorio dei Monaci. Si trattava di un ampio locale senza tramezzature dove i monaci di questo ordine, dalle regole decisamente austere, dormivano insieme al loro abate considerato par inter pares: due scale lo collegavano al piano terreno, una che accedeva al chiostro ed un'altra che portava direttamente all'interno della Chiesa proprio nella zona del transetto che era la parte dove officiavano i monaci. Di contro dalla parte opposta, allineato con l'ingresso della Chiesa, sempre al. piano primo, sopra il cellarium, era il Dormitorio dei Conversi: anche questo era dotato di una scala che lo collegava direttamente alla prima parte della chiesa dove era il coro dei conversi, nettamente separato da quello dei monaci.
Chiuso fra il fianco della Chiesa e le due ali dei dormitori è il Chiostro e, sempre secondo lo schema consolidato, anche rispetto all'orientamento, lungo il quarto lato di questo, lato a sud-est, in posizione centrale di fronte all'edicola, si apre il Refettorio: l'ampia sala ha un impianto planimetrico prevalentemente longitudinale lungo la direzione ortogonale al lato del chiostro su cui si affaccia.
Accanto a quest'ultimo, sullo stesso lato, si trovano da una parte la cucina e dall'altra la sala delle riunioni invernali, il calefactorium: ai locali accanto a questa sala, sicuramente di epoca successiva, che completano verso oriente il perimetro del complesso.
Esterne al perimetro del monastero e sicuramente fabbriche più tarde, vi sono la Foresteria e l'Infermeria.
Il monastero fu soppresso in epoca napoleonica e cadde in un completo abbandono. Papa Leone XII lo riacquistò da privati proprietari nel 1826 e lo diede in affidamento ai padri Trisulti e poi passò ai Frati Conventuali Minori. Attualmente la proprietà del monastero è demaniale ed ospita un piccolo nucleo di religiosi provenienti dalla Polonia.