PRIVERNO
L'origine di Priverno si perde nella preistoria, anche se le testimonianze più antiche finora rinvenute sono riferibili solamente all'età del Bronzo (1500-1200 a.C).
Recenti ricerche collocano alcuni insediamenti preistorici nella zona dei Colli Seiani, che ricoprono una vasta area a sud-ovest della città quasi a formare una barriera verso la Pianura Pontina. Questa zona ha documentato fino ad oggi abbondante materiale ceramico, in piccola parte esposto nel Museo Archeologico.
Se databile è apparso questo periodo, pieno di incertezze è quello successivo, tanto è vero che non si conosce ne il sito dell'antica città Volsca, ne l'origine del nome "Privernum".
Secondo la leggenda popolare la città volsca fu fondata da Metabo, padre della virgiliana guerriera Camilla, morta in combattimento per difendere la libertà degli Italici contro gli invasori Troiani.
Secondo la cronologia più accreditata, la nascita della città è avvenuta sul finire del VI sec. a.C., proprio con l'arrivo dei Volsci nel Lazio Meridionale. Sostanzialmente Privernum entra nella storia solo nel IV sec. durante l'espansione romana nel Lazio, quando, dopo una lunga serie di lotte, essa viene definitivamente sottomessa a Roma nel 329 a.C. e completamente distrutta.
Venne ricostruita presso un importante nodo stradale, tra la via pedemontana Consolare e la strada che dal Mar Tirreno conduce alla Valle dell'Amaseno (oggi Mezzagosto).
Fondata agli inizi del I sec. a.C. come colonia romana, si sviluppò rapidamente divenendo un rilevante centro sia nel settore agricolo che commerciale. I reperti archeologici rinvenuti nella piana di Mezzagosto (busti, mosaici policromi ed altri oggetti) e conservati nel Museo Archeologico, lasciano pensare che Privernum sia stata una cittadina particolarmente ricca ed evoluta. Dei secoli successivi non si hanno notizie certe poiché la storia di Privernum si fonde con quella di Roma.
Secondo una tradizione storiografica pare che Privernum sia stata evangelizzata da S.Pietro Apostolo ed alcune testimonianze epigrafiche III-IV sec. d.C. vi attesterebbero il Cristianesimo. Nei secoli VI e VII venne affermarsi il Monachesimo e le chiese di Colle S.Pietro e S.Angelo (or ruderi) ne sono la prova.
A porre fine alla città di Privernum, pare sia stata una delle tante incursioni Saracene che sul finire del IX sec. distrussero il Lazio.
La popolazione si rifugiò si colline circostanti la pianura dando così origine ai paesi tutt'ora esistenti.
Il nucleo maggiore guidato da Leone Leo scelse Colle Rosso come sicuro rifugio della Privernum medievale, che circondata da mura si affaccia sulla vallata di Mezzagosto. La Ruderi di Colle S.Pietro città, che si reggeva a Comune libero, venne incendiata nel 1159, contesto delle lotte tra Papato e Impero. I privernati ricostruirono ben presto la città dedicandosi oltretutto all'edificazione di importanti opere civili ecclesiastiche. Dal punto di vista architettonico la città fu caratterizzata da elementi ogivali, acquisiti sicuramente dalla coeva costruzione di stile gotico cistercense della vicina Abbazia di Fossanova.
Durante la seconda metà del XIII secolo, quando si raggiunse un centro affermato ed una unità civile, venne costruito il Palazzo Comunale.
Pur appartenente alla Santa Sede, Priverno non fu mai sottomessa al sistema feudale e godette sempre di autonomia propria. La città raggiunse il suo massimo splendore tra il XIII ed il XIV sec., mentre il periodo tra il X ed il XIX sec. segnò alcuni momenti amorfi per lo sviluppo architettonico del paese. I primi cinquant'anni successivi all'Unità d'Italia si distinsero per il rinnovo urbanistico, che a partire dagli anni '50 si intensificò con l'espansione fuori le mura medioevali fino a raggiungere la configurazione attuale.
CASTELLO DI SAN MARTINO (Priverno)
Il Castello di San Martino (denominazione coniata dalla cittadinanza locale), è in realtà una villa patrizia costruita nella seconda metà del sec. XVI, sul colle di San Martino, per volontà del cardinale Tolomeo Gallio, detto anche Cardinal di Como, elevato alla porpora cardinalizia dal papa Pio IV e segretario di Stato durante il pontificato di Gregorio XIII.
A San Martino, scrive il Valle, egli si riposava "dalle travaglie della Corte romana" e attendeva alla "quiete dell'anima".
"Io sono venuto secondo il solito de gli altri anni - si legge nel suo carteggio epistolare con l'amico San Carlo Borromeo - a fuggir il caldo, et l'aere di Roma…" e data "di San Martino a 25 Luglio 1569".
Del castello, troviamo testimonianza, con il nome di Palazzo di Como, nella carta del Lazio e Sabina, che con quelle delle altre regioni d'Italia, Gregorio XIII, fece affrescare tra il 1580 e il 1583, nella Galleria delle Carte Geografiche de Palazzi Vaticani.
Stando al Valle, il Castello, veniva poi abitato da una comunità di monaci Camaldolesi, cosa che spiegherebbe l'affresco del fondatore dell'Ordine, San Romualdo, nella sala del piano terra, allora adibita a cappella.
Successivamente diventa proprietà dei Borghese e infine dei Di Stefano.
Attualmente è di proprietà del Comune di Priverno.
Immerso nello splendido verde del suo parco naturale, il Castello di San Martino, recentemente recuperato funzionalmente in tutte le sue parti, offre al visitatore un'immagine di antica bellezza, ritagliando nel territorio, prevalentemente impregnato di memorie gotico-cistercensi, un immutato quadro Cinquecentesco.
La valenza artistica e paesaggistica che l'insieme Castello-Parco rivestono nel loro contesto territoriale, è oggi arricchita dall'affascinante richiamo del Museo per la Matematica "Il giardino di Archimede" collocato all'interno dell'edificio, e dal Laboratorio Provinciale di Educazione Ambientale, che nel Parco trova la sua collocazione strategica.
Nella volontà di promuovere "il Castello" quale elemento di riferimento territoriale per attività di rilevanza culturale, artistica e tecnico-scientifica, e più in generale per convegnistica, masters, stages residenziali e congressi, l'Amministrazione Comunale, dietro giusto compenso, mette a disposizione gli spazi disponibili, per iniziative compatibili con la "vocazione" della struttura rinascimentale.
Il parco del Castello di San Martino, caratterizzato dalla sua natura prevalentemente boschiva è percorribile attraverso un sentiero naturalistico, si estende per circa trentadue ettari e rappresenta una interessante zona di contatto tra le diverse vegetazioni tipiche della provincia di Latina:
La foresta planiziale del Circeo, è qui rappresentata dal Cerro, dal Farnetto e da plantule di Sorbo.
La sughereta, rappresenta una interessante testimonianza della quercia da sughero, che in tempi passati cresceva su terre rosse lungo la costa, dove ormai è rara.
La macchia mediterranea, la ritroviamo nel sottobosco con cespugli di Mirto, Cisto Fillirea, Stracciabraghe e piccoli alberi di Leccio.
La pineta è a Pino domestico, con elementi secolari alti oltre venticinque metri, occupa un'area di circa sette ettari e rivela i segni dell'intervento umano.
L'azione dell'uomo è evidenziata anche dalla struttura del bosco con la presenza di molte ceppaie, sughere decorticate, aree di carbonaia e un manto erbaceo pascolato fino al restauro del "castello".