Santuario della Montagna spaccata e Centro storico
Affacciato sulla famosa spiaggia di Serapo, su un fianco di Monte Orlando, dominato dal Mausoleo di L. Munanzio Planco, il Santuario della S.S. Trinità o meglio noto come della Montagna Spaccata a causa della suggestiva fenditura, a precipizio sul mare, della roccia che ha dato origine al culto del luogo.
Si stagliano le maestose pareti rocciose verticali propaggini del monte Orlando, sulle quali si aprono tre spaccature che formano altrettante grotte.
La tradizione vuole che questo straordinario fenomeno naturale sia stato provocato dal terremoto che coincise con la morte di Gesù. Molto più verosimilmente questa formazione calcarea risale al periodo preistorico, quando la zona era ancora sommersa. Per confermare questa ipotesi è utile ricordare che qui, sulla sommità dello sperone con le tre aperture, il console romano Lucio Munazio Planco volle costruirsi una villa privata ed un mausoleo destinato ad accoglierne le spoglie. Considerando che alla morte di Cristo, Munazio Planco era già deceduto e che le sue opere sul monte Orlando sono arrivate fino a noi, è improbabile che le tre fenditure siano state aperte dal su citato terremoto. Ancora oggi sono utilizzate le cisterne costruite dal console romano
Questo teatro naturale, che consente una suggestiva vista sul mare e invita alla contemplazione, è stato meta preferita sia di personaggi illustri del passato remoto e recente sia di anacoreti alla ricerca di solitarie meditazioni per avvicinarsi al creato
Tra tutte le città della provincia di Latina, Gaeta è il centro più rilevante per il suo complesso dei
beni archeologici, architettonici ed artistici, che testimoniano ancor oggi - dopo assedi, distruzioni, manomissioni e furti - un passato di ricchezza e di evidente realismo culturale da parte
dei poteri civile e religioso.
La configurazione topografica di Gaeta appare chiara notando la disposizione delle sue due sezioni: la più antica e di maggiore interesse artistico e monumentale è
rappresentata da quella di S. Erasmo: l'altra è quella di Porto Salvo che, con la parte urbana più recente, formatasi dalla metà degli anni '20 di questo secolo, occupa l'arco costiero fino a
Conca e le aree di Montesecco, Serapo, Atratina, Catena, Cuostolo e Cappuccini nonchè gli altri spazi pianeggianti e collinari, a monte della via Flacca.
Iniziando a percorrere, attraverso il lungomare G. Caboto, il nucleo più antico della città si incontrano tre porte: la prima aperta nel complesso delle
fortificazioni volute da Carlo III (1737); le altre due - disposte ad angolo retto rispetto al percorso stradale - rappresentavano l'accesso alla città-fortezza in seguito alle opere di difesa di
Carlo V (1538).
Si giunge così alla chiesa della SS. Annunziata, la cui costruzione originaria data dal 1321. Il monumento gotico con navata unica
suddivisa in quattro composta ad abside quadrata fu rinnovato con splendide decorazioni barocche del 1621. La facciata, opera di A. Lazzari, con orologio soprastante e campanile a vela dei primi
del Settecento (altro campanile a vela è dalla parte dell'abside), ha avuto un radicale restauro nel 1988; altri importanti rifacimenti sono stati poi eseguiti nelle strutture del tetto e
nell'interno della chiesa. Lungo il fianco sinistro si apre un portale gotico della prima costruzione.
Di particolare interesse artistico è, dietro la chiesa, la cappella dell'Immacolata o "Grotta d'oro" con volta a botte, costituita da cassettoni lignei intagliati e dorati (restauri negli anni
1955/56 e 1989). Alle pareti sono i dipinti su tavola di G.F. Criscuolo e di alcuni suoi allievi ("Storie della vita di Gesù e di Maria", 1531/35). Sull'altare, in posizione centrale, è la tela dell'Immacolata (circa
1582), opera di Scipione Pulzone, pittore gaetano (1550/98). I quattro quadri laterali (S. Rocco, S. Pietro, S. Paolo e S. Sebastiano) e quello nella lunetta (Adorazione dei Magi) sono, invece,
del Criscuolo. Davanti all'Immacolata si sono raccolti in preghiera i pontefici Pio IX (1848/49) e Giovanni Paolo II (25 giugno 1989).
La sera di S. Silvestro, l’ultima dell’anno, si usa portare le serenate di buon augurio per I ‘anno nuovo. Un tempo si univano gruppi di amici con strumenti vari, tra i quali non dovevano mancare triccaballà,scetavaiasse e putipù da noi detto sciuscio e dal quale prendono il nome queste serenate.
Ogni gruppo si recava in casa di conoscenti e, invitati ad entrare, venivano loro offerti cibi e dolciumi tradizionali, abbondanti su tutte le mense preparate per il cenone. Il gruppo si limitava a visitare solo alcune case di amici e conoscenti, e tanto bastava per arrivare allo scoccare dell’anno nuovo. Più tardi, tra l’ultimo decennio del secolo scorso e i pnmi decenni di questo, si organizzarono alcune orchestrine vere e proprie. ma una distanziava tutte le altre ed era quella del maestro Giuseppe Pellegrino, composta dai migliori elementi della banda cittadina.
L’onore di questa orchestrina, non più invitata ad entrare, era riservato ai notabili del paese che, la mattina seguente, potevano disporre di una generosa offerta in danaro per l’incaricato venuto a bussare.
Oggi igruppi si sono moltiplicati, sono diventati troppi a tutti i livelli, buoni, meno buoni e arrangiati alla meglio, ma nessuno lontanamente paragonabile al complesso Pellegrino. Ognuno organizza e prepara il suo sciuscio destinato esclusivamente ai negozianti e quindi incominciano dal pomeriggio per visitarne abbastanza, prima che abbassino le saracinesche. Più tardi c’è sempre tempo per la serenata ai bar e ai ristoranti.